mercoledì 30 luglio 2008

Gela e la politca manageriale

Tutti siamo stupiti dal crescente trend di consensi che la destra politica, movimenti autonomistici inclusi, ha recentemente confermato. Vari osservatori notano che la fase ideologica sia tramontata o che la politica, in quanto tale, sia stata spazzata via dall’interesse della gente comune. Fornire delle chiavi di lettura è un modo per farsene una ragione, ma ciò che stupisce e disorienta è che ciò avviene, in Italia e fino alle periferie provinciali, con un consenso trasversale alle classi sociali. Qualcosa di nuovo e di meramente “tattico” sembra inficiare questa tendenza, non spiegabile con la semplice mutazione consapevole dei consensi. Tenterò di proporre una chiave di lettura che mi sembra verosimile. La seconda repubblica nacque contestualmente con il grande tema della “modernizzazione” del paese, dopo decenni di predominio democristiano, che aveva fatto della mediazione a tutti i costi e della moderazione come fine i suoi capisaldi. L’Italia era un paese che sentiva, a pelle, la necessità di alleggerirsi sotto tutti gli aspetti, alcuni connessi alla burocrazia, ai servizi, al mercato del lavoro, financo alla fruizione delle libertà collettive. Il nascente Partito (o Club per alcuni) di Forza Italia seppe interpretare questo tema coniando un termine dall’allusivo significato: “Azienda Italia”. Per i più la locuzione era congruente con le attese di modernizzazione e di efficienza che la metafora evocava, effettuando un richiamo all’apparenza legittimo tra l’ipotizzata efficacia di una conduzione aziendale ed il modernismo che doveva applicarsi a quello che un tempo veniva indicato come Stato o meglio come Patria (come amavano chiamarla proprio i militanti di destra). Il leader maximo di questa dottrina è stato ed è l’attuale Presidente del Consiglio che sul piano dei valori aziendali può vantare successi oltre ogni ragionevole previsione. Gestire uno Stato come un’azienda significa avere una “vision” della cosa pubblica, vision personale (è prerogativa degli Amministratori Delegati di un’azienda) e non necessariamente condivisa e declinata come poteva esserlo un’ideologia, significa che l’efficacia dell’azione deve essere assicurata da una gerarchia funzionale al leader, che l’efficienza può essere perseguita anche sacrificando (in azienda si dice innovando) assetti e organizzazioni, ed infine il risultato viene misurato con indicatori di ritorno che non sono tipicamente sociali ma prevalentemente economici. E’ chiaro che il raffronto non si ferma qui. Tutti i mezzi che supportano l’efficacia dell’azione nel mondo aziendale (e vi assicuro che esiste una vasta letteratura in merito) sono stati riversati nella gestione politica della cosa pubblica, invertendo quella che era la fase storica che aveva visto la politica fagocitare le logiche amministrative dello stato. Ora si è spettatori di una fase ove le metodologie aziendali fagocitano la politica. Ne cito solo una come rappresentativa di molte altre. La tecnica del “framing” ben rappresentata da Gorge Lakoff nel libro “Non pensate all’elefante” fece vincere le elezioni americane ai conservatori portando George Bush alla Casa Bianca per una manciata di voti. Questa tecnica fu ben usata, in Italia, dalla coalizione di destra nelle battaglie politiche pre-elettorali e dai più confusa con l’antagonismo eccessivo tra avversari, più volte criticato dal Presidente Napolitano. In realtà era un modo per imporre, nei confronti dialettici, temi cari alla destra, accusando l’avversario e costringendo l’antagonista politico a discutere sui temi imposti dall’accusa, appunto facendo “framing” ossia definendo a priori la “cornice” su cui scontrarsi. Bene, con questo esempio voglio dire che oggi i metodi aziendali hanno avuto il sopravvento sull’agone politico, veicolando la comunicazione tramite metafore che piacciono ai cittadini: “più sicurezza nelle strade”, “non mettere le mani in tasca agli italiani”, “una giustizia perennemente inefficace e settaria”, “le aziende che non aumentano la produttività solo perché il lavoro non è flessibile” e così continuando. Tutte metafore che fanno presa, in più amplificate dal condizionamento dei media che o fanno parte dell’editoria del leader o pongono un’attenzione spasmodica a non uscire da una comunicazione metaforica standard. Tutto questo crea effetti mai sperimentati prima. E’ come se due grandi discipline si fossero unite insieme generandone un’altra: “La politica manageriale”. E’ come quando la bioingegneria fece passi da gigante semplicemente integrando conoscenze e strumenti dell’una e dell’altra disciplina, una medica e l’altra ingegneristico/strumentale. Di fronte a questa macchina da guerra, non solo mediatica ma anche metodologica, i partiti tradizionali non possono granché, a meno che non si dotino di altrettanti mezzi metodologici. E’ come se il Partito Democratico, pur portando su di sé assunzioni di rischio riconosciute da tutti (mi riferisco alla semplificazione del quadro politico), andasse in guerra in costume da bagno di fronte ad un avversario armato di corazza e armi laser. Il quibus è quindi anche un problema di tattica, assolutamente ignorata dai più quasi fosse poco degno considerare anche questi aspetti. Oggi la managerialità è entrata prepotentemente nella politica e non solo per renderla efficiente ma per prosciugarne tutta la linfa che fino ad ora l’aveva alimentata. La richiesta che viene dai cittadini è, guarda caso, in sintonia con la metafora manageriale, ma gli stessi non ne conoscono a fondo tutti gli effetti. Questa, a mio avviso, è una cruda chiave di lettura che permea tutta questa fase storica e politica e che spiega i trend apparentemente inspiegabili. Ecco, se l’opposizione del Partito Democratico si metterà al pari con le metodologie di coinvolgimento dei cittadini e contestualmente caratterizzerà il suo riformismo rendendolo comprensibile e desiderabile dai più, potrà forse sperare di riprendere in mano la situazione, altresì non recuperabile pensando solo che gli effetti nefasti di questo dirigismo abbiano a manifestarsi nel lungo periodo.

Scritto da: Sebastiano Abbenate

lunedì 21 luglio 2008

Gela come Middelgrunden?

Il parco eolico offshore Middelgrunden (Danimarca) ha una potenza di 40 MW.

Il progetto consiste in 20 turbine di 2 MW ognuna, posizionate a circa 2 km dal porto di Copenhagen in acque poco profonde (3-5 m). Il parco eolico è posseduto per il 50% da una cooperativa e per il rimanente da un’impresa di Copenhagen.
La prossimità del sito alla città di Copenhagen ha fatto sì che questo progetto rientrasse in un’indagine iniziale sul processo pianificatore e sull’impatto ambientale e paesaggistico già nel 1997. Questo progetto ottenne le autorizzazioni alla pianificazione nel maggio 1999, e l’approvazione politica formale dall’Agenzia per l’Energia Danese nel dicembre 1999. La costruzione iniziò nell’aprile 2000 e le turbine iniziarono la loro produzione commerciale nell’aprile 2001.
Il coinvolgimento di cooperative su larga scala fu essenziale per legittimare il processo di pianificazione e guadagnare consenso popolare in siti così vicini alla città.
Nel 1996, l’ufficio per l’Energia e l’Ambiente di Copenhagen (CEEO) prese l’iniziativa di proporre ed organizzare il progetto.
Venne creato un gruppo di lavoro costituito principalmente da cittadini delle zone interessate dall’eolico.
All’inizio, solo persone dell’area comunale potevano comprare quote, ma nel 1999 in Danimarca entrò in vigore una nuova legge, per cui tutti i cittadini danesi (e non) potevano comprarle. Nel 1996 la società Cophenagen Energy (CE) iniziò a valutare la fattibilità di un parco eolico offshore a Middelgrunden. Dopo 2 anni di negoziazioni, superate le differenze politiche, fu sottoscritto un contratto tra la cooperativa e la società .
Il dipartimento per l’energia eolica e la società pubblica SEAS,
consulente della CE, diressero l’organizzazione del progetto.
CE possedeva una forte organizzazione per quanto riguarda la tecnica, ed il lavoro degli appaltatori, la cooperativa invece conosceva il settore privato ed aveva entusiasmo, la ditta appaltatrice invece aveva migliori contatti con il settore pubblico e con la stampa.
Il mandato basato sul locale e cooperativo, insieme con la municipalità di Copenhagen hanno costituito una significante precondizione per lo sviluppo del progetto.
Questa cooperazione ha portato credibilità di fronte ai politici ed al pubblico.
La cooperativa consiste in 40500 azioni. Ogni azione rappresenta la produzione di 1000kWh/anno ed è venduta per 568€.
Hanno aderito all’iniziativa 8500 azionisti, principalmente individui residenti nell’area. Hanno aderito però anche società private, organizzazioni non governative ed istituzioni. Nell’ottobre 2000 furono vendute il 100% delle azioni.
Questo progetto rappresenta il più grande parco eolico nel modo con la doppia partecipazione.
Tutte le quote sono state pagate in anticipo a garanzia della costituzione della cooperativa. Fu preparato anche un prestito ad hoc per tutti gli azionisti.
No... non è fantascienza!
Fonte della notizia: www.ventofavorevole.org

sabato 19 luglio 2008

Il potere dell'energia... o dove spira il vento?

Esistono progetti di grosse dimensioni che avranno grossi impatti ambientali sul nostro territorio, che stanno per essere realizzati.

Finanziatori di tale progetto però non sono imprenditori locali o sinergie che nascono dal nostro territorio (magari...), bensì è l’impegno che la società Energie Elettriche sta impiegando affinchè nel rispetto dell’inquinamento del nostro pianeta, volge ad utilizzare fonti di energie rinnovabili.
Nasce così il progetto del parco eolico offshore, che sorgerà a ridosso delle nostre coste. Sicuramente non possiamo che essere contenti dell’impegno che i grandi che comandano l’economia mondiale, abbiano deciso di cambiare tendenza. Si perché chi decide se il nostro pianeta può continuare a sopravvivere o meno, è solo chi detiene il potere di produrre energia!
Ma è proprio possibile che questi grandi colossi possono fare e disfare tutto anche sul nostro territorio, solo perchè hanno deciso che solo adesso non si deve più inquinare per produrre energia?
Ben venga il parco eolico, ma la sua dislocazione nel nostro mare, è stato messa a conoscenza della popolazione? E ancor di più i nostri amministratori ne sapevano qualcosa?
Di certo non posso non ricordare la recente mozione partita da questo Blog e sposata dall' Associazione Vox Populi con la quale si è portata a conoscenza di tutta la cittadinanza di questo parco eolico off shore, e della scadenza del parere di impatto ambientale scaduto a marzo.
Con enorme sorpresa i cittadini, inconsci di quanto stava accadendo, si sono espressi favorevoli alla realizzazione di un impianto del genere, ma in una location diversa. In fondo il nostro territorio, già sfruttato abbondantemente da compagnie petrolifere, verrebbe oltretutto sfruttato anche da chi adesso produce energia.
Guardate la foto sopra: bello spettacolo... vero?
Ma alla fine che vantaggio ne traiamo? Non mi sembra che i gelesi usufruiscano di notevoli agevolazioni per l’acquisto del carburante, nè tanto meno ci concederanno sconti sull’energia elettrica, ma in compenso continueranno a deturpare il nostro territorio in maniera selvaggia ed incontrollata.
Lancio una proposta di una partnership popolare tra gli abitanti di Gela, in modo da renderci partecipi di questo progetto!
Lo hanno gia fatto a Middelgrunden, in Danimarca, dove lì gli amministratori... amministrano davvero, e non fanno orecchie da mercante infischiandosene di ciò che pensano i loro cittadini!
Abbiano gridato la nostra protesta, ma forse lo abbiamo fatto dal lato sbagliato.
E’ dal lato dove spira il vento che bisogna gridare forte, lo stesso vento che poi muoverà le enormi pale dei generatori eolici.

lunedì 14 luglio 2008

Più erba per tutti...

Anche se non si tratta di una notizia inerente il nostro territorio, la sua natura curiosa mi ha indotto a riportarla, approfittando anche del fatto che, in estate, si tende a leggere notizie “leggere” perchè vogliamo riposare anche la nostra mente.
Ammesso che in inverno l’abbiamo fatta lavorare...
Girovagando qua e là su internet mi sono imbattuto in questa curiosa notizia, che sicuramente farà gridare di gioia chi si cimenta in questa “disciplina”.
Visto che le religioni (o le presunte tali) nascono con la stessa facilità con la quale sorge l’alba al mattino, è facile pensare che gli adepti –di contro- nascano con una facilità ancora più estrema, come dire: “Fatti gli adepti, adesso facciamo la loro dottirna”!
Di quale religione sto parlando?
Presto detto: il Rastafarianesimo!
Come? non la conoscete?
Il Rastafarianesimo è una religione che ebbe origine in Etiopia, ma si è sviluppato primariamente grazie a personalità straniere (come Bob Marley) e presso popolazioni non-etiopiche.
Comunque abbiate fede: attecchirà sul nostro territorio in meno di quanto pensiate...
C’è da scommetterci che dopo il clamore della sentenza 28270 emessa dalla Sesta sezione penale della Cassazione, molti si interesseranno alla religione del Rastafarianesimo.
Anzi, molti si convertiranno ad essa...
La notizia è questa: nei confronti dei seguaci della religione rasta trovati in possesso di “erba” in abbondanza i giudici devono essere tolleranti e considerare che, per gli adepti di tale religione, fumare marijuana favorisce la contemplazione e la preghiera “nella credenza che l'erba sacra sia cresciuta sulla tomba di re Salomone”.
Lo sottolinea la Cassazione che ha accolto il ricorso di un tale Giuseppe G. (che non è questa della foto!) condannato nel 2004 dalla Corte di Appello di Perugia a 1 anno e 4 mesi di reclusione più 4 mila euro di multa, per illecita detenzione di marijuana a fine di spaccio. I carabinieri, infatti, lo avevano trovato con circa un etto di erba in tasca.
Ma l’uomo, devotissimo alla sua religione, molto di più dei tradizionalisti e arcaici Cattolici, Protestanti e Islamici, non si è perduto d’animo, e ha condotto la sua battaglia in Cassazione, confidando nella sua fede e nel suo dio (ancora non sa come si chiama, ma giura che nei momenti di lucidità, fuori dal controllo della marijuana, ricorda tutto l’albero genealogico del suo dio...), il quale, evidentemente, non lo ha abbandonato un solo minuto! Evidentemente...
Infatti, in Cassazione l'uomo ha sostenuto di essere un rasta fariano e di fumare l'erba in base ai precetti della sua religione che ne consentono l'uso quotidiano anche di 10 grammi al giorno!
Così è stato assolto!
Grandi scene di gioia all’uscita dell’aula di tribunale da parte dei suoi fratelli, i quali hanno festeggiato tutti assieme in un trionfo di fratellanza, di preghiera e di... fumo!
Naturalmente, alcuni curiosi che hanno assistito alla scena, mossi da spirito di fratellanza e da sincera voglia di unirsi in preghiera, hanno approfittato del momento di intima riflessione per condividere con i rasta fariani la loro... preghiera!
Dicono che alla fine della preghiera ognuno di loro parlava una lingua sconosciuta e tutte diverse l'una dall’altra...
Ah dimenticavo... non fatevi illusioni: i rasta fariani non sono tutti come quella della foto. La foto serviva solo a farvi leggere l'articolo...

lunedì 7 luglio 2008

Gela: arriva il manuale gratuito on line per Linux-Ubuntu

Utenti di poca fede… credevate davvero che vi avrei lasciato senza ulteriori informazioni su
Linux-Ubuntu?
Trovo normale e pressoché fisiologico scoraggiarsi all’inizio quando ci si cimenta con qualcosa che non si conosce, e si cerca aiuto dappertutto.
Linux-Ubuntu rappresenta la novità (almeno per i neofiti del pc) per quanto riguarda il sistema operativo, e in quanto tale è chiaro che ci si avvicini con un certo scetticismo. Ma, come descritto dallo splendido video postato in precedenza, niente paura: al mondo c’è chi lavora per noi e ci rende le cose molto più semplici!
Addirittura noi non abbiamo nemmeno bisogno di andare a cercare lontano, perché chi ci aiuta ce lo troviamo… dietro l’angolo!
Vi ricordate un paio di mesi fa quel convegno organizzato dall’Istituto Majorana in collaborazione con questo Blog e l’associazione Vox Populi? Aveva come titolo “La scuola per risparmiare milioni di euro”.
Bene, adesso non ci occuperemo su come si possono risparmiare milioni di euro (ma più avanti ne parleremo), ma ci occuperemo su come “far funzionare” Linux-Ubuntu.
Girando quel famoso angolo in cerca di aiuto, ci imbattiamo in uno di questi “volontari” e lungimiranti amanti del software libero, l’ing. Antonio Cantaro, il quale, continuando la sua “opera prima” e la sua campagna di sensibilizzazione sul software libero, ha approntato un manuale gratuito sull’uso di Linux Ubuntu: “Linux per tutti - Ubuntu facile - Manuale”
Il prof. Cantaro, non nuovo a queste iniziative all’avanguardia (ricordo che suo è il progetto “La scuola per risparmiare milioni di euro”, come suo è il progetto di attrezzare una intera sala multimediale con solo software libero, primo in Sicilia!), ha già approntato i primi capitoli di questo manuale, utilissimo, quasi indispensabile per chi ha davvero intenzione di liberarsi dei programmi proprietari e non vuole più rischiare di finire nella rete della illegalità.
Il manuale, anzi, il video-manuale, è disponibile sul sito dell’Istituto Majorana
www.istitutomajorana.it alla voce "Linux per tutti - Ubuntu facile - Manuale":
impariamo ad utilizzare, gratuitamente, le enormi risorse che ci offre il software libero!
E’ da non perdere, potrebbe essere un modo facile ed inaspettato per passare a "Linux" o, almeno, per provarlo.
"Prego tutti di aiutarmi nella diffusione dell'opera" –dice l’ing. Cantaro- "sperando che tanti altri si convertano ad Ubuntu ed al software libero."
Più libero di così…

venerdì 4 luglio 2008

Linux-Ubuntu: l'alternativa a Windows

Da non perdere, potrebbe essere un modo facile ed inaspettato per passare a "Linux" o, almeno, per provarlo.
Impariamo ad utilizzare, gratuitamente, le enormi risorse che ci offre il software libero.
Questo è solo l'inizio, altre sorprese sono già in serbo, voglio darvele un poco per volta.