
Guidati da Mosè, il loro liberatore, erano condotti in quel deserto che alla fine del quale avrebbe mostrato loro l’agognata Terra. E lì si sarebbero stabiliti.
Ma non tutti.
Avendo in passato adorato idoli, a Mosè non fu concesso di metter piede sulla Terra promessa. Gli fu al massimo consentito di contemplarla da lontano, spegnendo in parte quella sete di soddisfazione per aver raggiunto la meta tanto cercata ed inseguita e da avervi condotto il suo popolo.
Come dei moderni Mosè, e non dopo quarant’anni di girovagare nei deserti, ma decenni di conditi da promesse, parole, proclami e inaugurazioni, siamo costretti a guardare da lontano i nostri due palazzetti dello sport, moderni “terre promesse” intrise di delusione e disillusione!
Inauguratone uno in pompa magna, con tanto di presidente della provincia regionale di Caltanissetta –allora Filippo Collura- con assessori, sindaci, personalità illustre, giornalisti da ogni dove e con trionfante soddisfazione, tutto sprofondò nel dimenticatoio. Ora il palazzetto inaugurato poco più di un anno fa è una rigogliosa oasi per topi, insetti, piante selvatiche e adornato di crepe e fossati, il tutto, naturalmente, sotto gli occhi dei nostri amministratori che nel frattempo si passano la palla della responsabilità come in una staffetta di atletica, quella stessa atletica che dovrebbe svolgersi al suo interno.
Gli indigeni del luogo, chiamati gelesi, abituati ad una condotta di vita soporifera e a farsi scorrere tutto addosso, cullati dall’adagio “tanto non cambia nulla”, hanno assistito alla inerzia dell’amministrazione comunale, provinciale e regionale, che intanto aveva indossato il vestito della domenica, rinnovandosi (quasi) del tutto e aveva fatto il suo debutto in società fregiandosi della “conquista” del palazzetto, orgoglio della campagna elettorale!
Vistosi l’anello al naso e constatato che le perline e le cianfrusaglie date loro in cambio non avevano alcun valore, gli indigeni hanno cominciato ad “indignarsi”, hanno cominciato a svegliarsi da quel torpore cui il loro voto “libero” li aveva condotti e hanno cominciato a denunciare la mancanza che, naturalmente, raccoglieva consensi e indignazioni da tutte le parti politiche... ma di azioni concrete nemmeno l’ombra!
Avendo in passato adorato idoli, a Mosè non fu concesso di metter piede sulla Terra promessa. Gli fu al massimo consentito di contemplarla da lontano, spegnendo in parte quella sete di soddisfazione per aver raggiunto la meta tanto cercata ed inseguita e da avervi condotto il suo popolo.
Come dei moderni Mosè, e non dopo quarant’anni di girovagare nei deserti, ma decenni di conditi da promesse, parole, proclami e inaugurazioni, siamo costretti a guardare da lontano i nostri due palazzetti dello sport, moderni “terre promesse” intrise di delusione e disillusione!
Inauguratone uno in pompa magna, con tanto di presidente della provincia regionale di Caltanissetta –allora Filippo Collura- con assessori, sindaci, personalità illustre, giornalisti da ogni dove e con trionfante soddisfazione, tutto sprofondò nel dimenticatoio. Ora il palazzetto inaugurato poco più di un anno fa è una rigogliosa oasi per topi, insetti, piante selvatiche e adornato di crepe e fossati, il tutto, naturalmente, sotto gli occhi dei nostri amministratori che nel frattempo si passano la palla della responsabilità come in una staffetta di atletica, quella stessa atletica che dovrebbe svolgersi al suo interno.
Gli indigeni del luogo, chiamati gelesi, abituati ad una condotta di vita soporifera e a farsi scorrere tutto addosso, cullati dall’adagio “tanto non cambia nulla”, hanno assistito alla inerzia dell’amministrazione comunale, provinciale e regionale, che intanto aveva indossato il vestito della domenica, rinnovandosi (quasi) del tutto e aveva fatto il suo debutto in società fregiandosi della “conquista” del palazzetto, orgoglio della campagna elettorale!
Vistosi l’anello al naso e constatato che le perline e le cianfrusaglie date loro in cambio non avevano alcun valore, gli indigeni hanno cominciato ad “indignarsi”, hanno cominciato a svegliarsi da quel torpore cui il loro voto “libero” li aveva condotti e hanno cominciato a denunciare la mancanza che, naturalmente, raccoglieva consensi e indignazioni da tutte le parti politiche... ma di azioni concrete nemmeno l’ombra!
"Agli indigeni non servono le azioni -avranno pensato- a loro basta distrarli con qualcos’altro che subito dimenticano ciò per cui stanno protestando." Ed ecco iniziare il balletto del rimpasto in giunta, degli uomini di partito che cambiano partito come si cambiano le mutande (speriamo facciano almeno questo...), della nascita di nuove formazioni politiche, dello stadio di calcio, e poi adesso arriva il Natale: chi vuoi che pensi ancora a quel palazzetto dello sport inaugurato e tenuto lì soltanto per essere contemplato da lontano...
E se pure il capo della nostra amministrazione è preso da cambi di partito, da cambi di strategie, da cambi di assessori, da cambi di... parere, si capisce benissimo che ci aspettano altri 40 anni errare nel deserto, dopo dei quali contempleremo il palazzetto da lontano...
Robinson Crusoe cercò di insegnare la via della fede agli indigeni con i quali fu costretto a vivere: a noi non serve qualcuno che ci insegni la fede, a noi serve qualcuno che ci liberi da Robinson Crusoe!
E se pure il capo della nostra amministrazione è preso da cambi di partito, da cambi di strategie, da cambi di assessori, da cambi di... parere, si capisce benissimo che ci aspettano altri 40 anni errare nel deserto, dopo dei quali contempleremo il palazzetto da lontano...
Robinson Crusoe cercò di insegnare la via della fede agli indigeni con i quali fu costretto a vivere: a noi non serve qualcuno che ci insegni la fede, a noi serve qualcuno che ci liberi da Robinson Crusoe!
Solo così ci libereremo dell’anello al naso e delle cianfrusaglie avute in dono...