
Credevo che dormisse, e invece era ben attento e mi spiazzò con quella domanda!
Me l’avevano spiegato una volta a scuola perché il sole, e dunque il cielo, diventava rosso al tramonto, e cercai di spiegargli in parole povere che il colore rosato visibile al tramonto è dovuto al fatto che la luce deve attraversare uno spessore di atmosfera maggiore, e ciò causa la perdita pressoché totale della luce blu e per questo motivo prevale il rosso.
Incredibile la sua faccia alla mia spiegazione: mi guardò come per dire “ah, già vero!”
Da lontano scorse la collina con quella splendida torre che la sovrastava, che all’imbrunire sembrava avesse un aspetto regale ma dimesso, come una vecchia nobile decaduta mai disposta a rinunciare alla propria nobiltà.
“Guarda papà –mi disse tra uno sbadiglio e l'altro- lì c’è un castello: andiamo a vederlo?”
E cosa vuoi vedere, pensai tra me e me…
Ero indeciso se portarlo a vedere quel castello e infrangere la sua immaginazione, oppure evitargli una delusione.
Mammano che salivamo a piedi il fianco della collina, alla sua vista maturava l’orizzonte, poi il mare aperto, poi le navi, la spiaggia sotto e più in là… la nostra città.
Quando incrociò il mio sguardo, si accorse che dietro di me c’era la Torre di Manfria che a lui da lontano era sembrato un castello. La sterpaglia... l’erbaccia... parte della torre a terra: era troppo per lui!
“Papà, andiamo via adesso…”
Una volta in macchina, appoggiò la testa sul braccio che era fuori dal finestrino e continuò a guardare fuori, fin quando la sua attenzione fu attratta da un altro particolare.
Adesso quel rossore del cielo lasciava il posto ad un blu pesante, scuro, come l’umore di mio figlio che mi sedeva accanto.
“Guarda, –mi disse- guarda lì: sembra un grosso animale ferito accasciato a terra!
Quando capìi di cosa parlava mi si strinse il cuore, e guardando ciò che il suo dito indicava gli risposi: “quella una volta era l’orgoglio di Gela, un posto che richiamava turisti da tutta l’Italia e forse anche oltre! Un posto unico in tutta l’Italia, che per anni è stato il simbolo di Gela: un gioiello che non aveva pari!”
“E perché adesso sembra moribonda?”
“Non è moribonda –gli risposi- è proprio morta! Vedi, dopo qualche anno dalla sua nascita, al culmine del suo fulgore, hanno “svenduto” il turismo per l’industria…
Continuai a guidare fino all’uscita della città quando mi disse ancora: “ma quelle torri cosa sono?”
Ahia, se n’è accorto…
Beh, -risposi io, non senza un gesto di fastidio a quella visione- sono le ciminiere della raffineria,
l’industria per la quale hanno svenduto quell’animale ferito che hai visto prima…
“Ma cosa esce da lì? Cos’è quel fumo?”
Ah, quello? quello è il fumo prodotto dalla raffinazione. Praticamente è lo scarto, anche se parte di questo scarto viene scaricato a mare. Anzi dicono di no…”
“Ma così l’acqua del mare si sporca!”
"Si ma vedi, in queste spiagge nessuno fa il bagno, e a quelli che lo fanno è stato detto che il mare è pulito…”
Non credo abbia capito la mia risposta, ma sotto, c’è un video che mostra l’epitaffio di quell’animale ferito a morte…